Sceglierti è guarigione: tutto il resto è ferita
By: Jessica Zecchini
Categories:
Sceglierti è guarigione: tutto il resto è ferita
Se oggi dovessi davvero sceglierti, quale sarebbe la prima promessa che faresti a te stesso? Cosa può fare la Terapia Online?
Ci sono modi sottili in cui ci allontaniamo da noi stessi, senza nemmeno accorgercene. Non si tratta sempre di grandi scelte o rinunce drastiche: a volte basta un piccolo “non importa”, un “ci penserò dopo”, un sorriso di circostanza per placare gli altri e mettere a tacere ciò che sentiamo davvero.
Questi gesti, ripetuti giorno dopo giorno, possono sembrare innocui, ma lasciano cicatrici invisibili. È ciò che chiamo tradimento di sé: quel momento in cui, pur di mantenere un’apparente armonia esterna, rompiamo il patto con la nostra parte più autentica.
Il tradimento di sé assume molte forme:
- Accettare di compiacere costantemente, fino a mettere in secondo piano ciò che conta per noi.
- Negare bisogni, desideri o limiti per timore di sembrare “troppo”, “egoisti” o “difficili”.
- Auto-sabotarsi, rinunciando a opportunità o passioni, per restare nel territorio sicuro e familiare dell’adattamento.
Spesso queste dinamiche si radicano nell’infanzia, quando impariamo che essere amati può significare conformarsi alle aspettative altrui. Col tempo, questa strategia diventa automatica: non ci chiediamo più cosa vogliamo, ma cosa è giusto fare per non deludere.
Eppure, vivere così comporta un costo altissimo. Ogni volta che ci neghiamo, creiamo una frattura interna che indebolisce la fiducia in noi stessi. Non solo: allontanandoci dal nostro centro, perdiamo anche la possibilità di sperimentare una vera coerenza tra ciò che sentiamo e ciò che facciamo.
Obiettivo di questo articolo: aiutarti a riconoscere le forme quotidiane, spesso sottili, del tradimento di sé, e offrirti una prospettiva diversa: quella in cui scegliere te stesso non è un atto di egoismo, ma il fondamento per amarsi in modo autentico, integro e profondamente sano.
Dal compiacere al ritrovarsi: il cammino verso il Sé autentico
Fin da piccoli impariamo a specchiarci negli occhi degli altri per capire quanto valiamo. Diventiamo esperti nel captare ciò che si aspettano da noi, nel scegliere gesti e parole per non dispiacere, nel modellare noi stessi fino ad aderire a ciò che risulta accettabile. All’inizio può sembrare una virtù: il compiacere viene spesso scambiato per gentilezza, disponibilità, spirito di adattamento. Ma quando questo atteggiamento diventa un copione costante, il prezzo che paghiamo è alto: ci perdiamo di vista.
Il primo passo di questo allontanamento da noi stessi è mettere sempre le esigenze altrui davanti alle nostre. Un meccanismo che, a lungo andare, porta a ignorare i segnali interiori: fame, stanchezza, desiderio, bisogno di solitudine, richiesta di ascolto. Più abituiamo la nostra mente a zittire queste voci, più diventiamo estranei a ciò che sentiamo davvero.
Un’altra forma subdola di tradimento di sé è negare i bisogni autentici. Non si tratta solo di non esprimerli agli altri, ma di arrivare a convincersi che non siano importanti. È un’auto-censura emotiva: come se il sentire fosse un lusso che non possiamo permetterci, o una debolezza da mascherare. Questa rinuncia silenziosa, apparentemente funzionale alla sopravvivenza sociale o familiare, finisce per indebolire la fiducia in noi stessi e la percezione del nostro diritto a esistere così come siamo.
Il terzo volto di questa dinamica è l’auto-sabotaggio in nome della “pace” o dell’“adattamento”. Rinunciamo a opportunità, evitiamo decisioni importanti, ci tratteniamo dal crescere per paura di destabilizzare l’equilibrio intorno a noi. Ci convinciamo che “così va bene” e che cambiare significherebbe complicarsi la vita o perdere l’approvazione. In realtà, stiamo semplicemente scegliendo di rimanere in uno spazio sicuro, ma sterile, in cui non è possibile realizzare pienamente ciò che siamo.
La psicologia analitica di Carl Gustav Jung ci offre una prospettiva potente per comprendere e trasformare questi meccanismi. Per Jung, la vera guarigione avviene quando riusciamo a ritrovare e incarnare il nostro Sé autentico, quella totalità psichica che abbraccia sia il conscio che l’inconscio. Il processo di integrazione è la chiave: riconoscere e dare dignità a tutte le parti di noi, anche quelle che abbiamo escluso per compiacere o adattarci.
Questo cammino prende il nome di individuazione: diventare ciò che si è veramente, al di là delle maschere e dei ruoli appresi. L’individuazione non è un traguardo immediato, ma un percorso che richiede ascolto, coraggio e un confronto continuo con ciò che Jung definiva “ombra” — le parti rifiutate, negate o giudicate inaccettabili. Accettare l’ombra non significa giustificare ogni nostro impulso, ma riconoscerlo come parte integrante della nostra natura, e imparare a integrarlo in un modo sano e creativo.
Scegliere di smettere di compiacere, di dare voce ai propri bisogni, di interrompere l’auto-sabotaggio, è in fondo un atto di lealtà verso il Sé. È scegliere di non vivere più come personaggi scritti da altri, ma come autori consapevoli della propria storia. Ed è in questo spazio di autenticità che la guarigione non solo diventa possibile, ma inevitabile.
La guarigione come viaggio: dal dolore alla trasformazione interiore
Spesso si pensa alla guarigione come a un momento preciso, quasi un “clic” che cambia tutto. Ma chi ha attraversato un vero percorso interiore sa che non è così. La guarigione non è una meta finale, ma un percorso vivo, fatto di avanzate e pause, di passi esitanti e di ritorni inattesi lungo la strada. È un processo organico, che richiede tempo e la capacità di rimanere presenti a ciò che accade dentro di noi.
Il primo passo di questo viaggio è l’ascolto profondo delle emozioni e dei conflitti interni. Questo ascolto non è un semplice “sentire”, ma un atto di apertura consapevole verso ciò che proviamo, anche quando è scomodo o doloroso. Significa permettersi di osservare rabbia, paura, tristezza, vergogna, senza reprimerle né giudicarle, ma interrogandole: cosa mi stanno dicendo? Questo tipo di attenzione crea uno spazio di dialogo tra la nostra parte cosciente e quelle dimensioni più profonde della psiche che spesso ignoriamo o temiamo.
Nel linguaggio della psicologia analitica, il passo successivo è l’attivazione della funzione trascendente. Per Jung, questa funzione è un ponte che mette in comunicazione due poli opposti della nostra esperienza interiore: conscio e inconscio, razionalità e intuizione, luce e ombra. Quando due parti di noi sono in conflitto — per esempio, il desiderio di libertà e il bisogno di sicurezza — la funzione trascendente permette di creare un terzo spazio, una sintesi creativa che non elimina nessuno dei due poli, ma li integra. Quando le ferite trovano forma in un simbolo — che nasca da un sogno, dalla scrittura, dall’arte, dall’immaginazione attiva o dal racconto terapeutico — cessano di essere soltanto tracce di ciò che è andato perduto e si trasformano in portatrici di insegnamenti. Il simbolo non elimina la ferita, ma le dona significato, e in quel significato si apre la possibilità di una guarigione profonda, nuova prospettiva. È qui che il cambiamento diventa possibile, non per eliminazione, ma per trasformazione.
La tappa finale di questo processo è la trasformazione simbolica. Le ferite psicologiche, se restano solo dolore grezzo, tendono a imprigionarci nel passato.
In questo modo, la guarigione diventa un movimento circolare e continuo: ascolto, integrazione, trasformazione. Non c’è un momento in cui possiamo dire “sono guarito” in senso definitivo. Piuttosto, impariamo a vivere in relazione più intima e sincera con noi stessi, riconoscendo che ogni nuova ferita può essere anche una nuova soglia di crescita.
Il coraggio silenzioso di scegliersi ogni giorno
Scegliere se stessi non è un atto isolato, compiuto una volta per tutte. È una pratica quotidiana, fatta di piccole decisioni che, sommate nel tempo, cambiano il modo in cui ci percepiamo e il modo in cui viviamo. Molti immaginano che “scegliersi” significhi prendere grandi decisioni, come cambiare lavoro o chiudere una relazione. In realtà, il terreno della trasformazione si gioca nei gesti più semplici e costanti, quelli che ripetiamo giorno dopo giorno, anche lontano dagli occhi degli altri.
Il primo gesto reale per scegliersi è saper dire “no” quando è necessario, senza lasciarsi gravare dal senso di colpa. Non un “no” dettato dall’impulso o dalla difesa, ma una scelta lucida che nasce dal riconoscimento e dal rispetto dei propri limiti e bisogni. Dire “no” può significare proteggere il proprio tempo, rifiutare di assumersi responsabilità che non ci appartengono o preservare energie preziose per ciò che è davvero importante. Ogni volta che pronunciamo quel “no”, ci ricordiamo che la nostra approvazione di noi stessi ha più peso dello sguardo esterno.
Un elemento fondamentale è imparare ad accogliere le emozioni difficili. Scegliersi significa restare presenti di fronte a paura, tristezza o rabbia, riconoscendole come componenti autentiche e legittime della propria esperienza. Le emozioni difficili, se ascoltate, portano informazioni preziose: indicano bisogni insoddisfatti, confini violati, o aree di vita che richiedono attenzione. Accoglierle non significa lasciarsene travolgere, ma integrarle in un dialogo interiore che renda possibile comprenderle e trasformarle.
Infine, scegliersi significa agire in coerenza con ciò che si sente, non solo con ciò che si pensa. La mente può elaborare strategie e giustificazioni, ma se l’azione non è allineata al sentire profondo, alla lunga si crea una frattura interiore. Vivere in coerenza significa fare scelte che rispecchino i nostri valori, anche quando è più comodo conformarsi o rimanere immobili. È un impegno che richiede coraggio, perché spesso comporta uscire dalla zona di comfort e affrontare possibili incomprensioni o critiche.
Scegliersi ogni giorno è, in fondo, un atto di lealtà verso se stessi. Non è un comportamento perfetto o privo di inciampi: è una direzione che rinnoviamo continuamente, come un faro interiore che ci ricorda dove vogliamo tornare, ogni volta che ci perdiamo di vista.
Quando il dentro e il fuori si incontrano: i segnali che stai tornando a te
Il percorso di guarigione interiore non si annuncia con fanfare o traguardi ufficiali. Spesso arriva in silenzio, in piccoli cambiamenti che solo tu puoi percepire. Sono segni sottili, ma potenti, che indicano che stai smettendo di tradirti e iniziando a sceglierti con coerenza e continuità.
Uno dei primi indizi è una maggiore chiarezza interiore. Non si tratta di avere tutte le risposte, ma di sentire che le tue priorità si stanno definendo. Ciò che prima era confuso o caotico inizia a trovare un ordine naturale. Sai meglio cosa vuoi e cosa non vuoi, e questa consapevolezza rende più facile decidere, anche quando la scelta comporta rinunce o cambiamenti.
Un altro segnale fondamentale è la riduzione del conflitto interno. Non significa che ogni tensione scompaia, ma che la tua parte razionale e quella emotiva iniziano a dialogare invece di combattersi. I “dovrei” e i “vorrei” non si scontrano più con la stessa forza di prima, perché stai trovando modi per integrare bisogni, desideri e valori in un insieme più armonico. Questo equilibrio non è statico, ma flessibile: sai adattarti senza rinnegarti.
Infine, forse il segnale più tangibile: sentirsi più vivi e coerenti. Ti accorgi che le tue azioni rispecchiano ciò che senti davvero. Ti concedi momenti di gioia senza sensi di colpa, affronti le sfide con più energia e hai la sensazione di abitare la tua vita in prima persona, non come spettatore. Questa coerenza tra ciò che sei dentro e ciò che mostri fuori crea una sensazione di integrità che diventa la base per scelte sempre più autentiche.
Questi segnali non arrivano tutti insieme, né restano fissi per sempre. Sono come luci che si accendono lungo il cammino, ricordandoti che, passo dopo passo, stai tornando a casa: a te stesso.
Cosa può fare la Terapia Online?
Scegliere se stessi è un atto di coraggio, ma non sempre è un passo facile da compiere in solitudine. Molte volte siamo così avvolti nei nostri automatismi — compiacere, adattarci, soffocare ciò che proviamo — da non renderci nemmeno conto che li stiamo mettendo in atto. Per questo, avere accanto una guida può fare la differenza. In questo senso, la terapia online rappresenta oggi uno strumento prezioso: accessibile, flessibile e capace di adattarsi ai ritmi di vita contemporanei, senza rinunciare alla profondità e alla qualità del lavoro interiore.
Uno degli aspetti più significativi della terapia online è la possibilità di offrire uno spazio sicuro e protetto, dove portare alla luce ciò che sei e, altrettanto importante, ciò che non vuoi più essere. In questo spazio, la parola “giudizio” non ha posto: il terapeuta accoglie, ascolta e guida, permettendoti di esplorare le tue verità senza il timore di doverle giustificare o modificare per compiacere.
Un altro punto di forza è l’opportunità di riconoscere e comprendere i meccanismi di auto-tradimento che spesso agiscono in maniera automatica e invisibile. Molte persone, ad esempio, non si rendono conto di quanto i loro “sì” siano dettati dalla paura di deludere, o di come il continuo adattarsi agli altri comporti una graduale erosione del proprio senso di sé. Il lavoro terapeutico, anche a distanza, offre l’opportunità di riconoscere questi schemi, chiamarli per nome e cominciare a scioglierli gradualmente, un passo dopo l’altro.
La terapia online può inoltre mettere a disposizione strumenti pratici e simbolici che aiutano a ristabilire il contatto con il proprio Sé autentico: esercizi di scrittura riflessiva per dare forma e voce ai pensieri più profondi, tecniche di immaginazione attiva per dialogare con le parti inconsce, e l’analisi dei sogni come via d’accesso al linguaggio simbolico della psiche. Questi strumenti, se guidati con competenza, diventano veri e propri alleati nel processo di integrazione interiore.
Un altro valore aggiunto di questo approccio è la possibilità di rimettere al centro i tuoi bisogni, senza doverli imporre in modo brusco o disorganico. La terapia, infatti, lavora in maniera graduale e sostenibile, accompagnandoti nella costruzione di nuovi confini e nella scelta di comportamenti più coerenti con ciò che senti. Questo fa sì che il cambiamento non sia una forzatura momentanea, ma un’evoluzione stabile e radicata.
La flessibilità della terapia online è un ulteriore elemento di forza: puoi accedere al percorso ovunque ti trovi, senza vincoli geografici, e modellare gli incontri in base alle tue esigenze e al tuo tempo. Questo abbassa le barriere logistiche e rende più probabile la continuità del lavoro terapeutico, fattore fondamentale per un cambiamento duraturo.
In definitiva, la terapia non ha il compito di trasformarti in qualcun altro. Il suo vero obiettivo è accompagnarti mentre scegli, giorno dopo giorno, di essere te stesso in modo più pieno, libero e consapevole. La terapia online non sostituisce il tuo cammino personale: ne diventa un ponte solido, un faro nelle giornate nebbiose, un luogo sicuro in cui imparare — finalmente — a sceglierti senza più tradirti.
“La vera guarigione comincia quando smetti di cercarti negli occhi degli altri e inizi a riconoscerti nello specchio della tua anima.”
Riferimenti Bibliografici:
- Jung, C. G. (1968). The Archetypes and the Collective Unconscious (2nd ed.). Princeton University Press.
- Jung, C. G. (1961). Memories, Dreams, Reflections. Vintage Books.