Come i social stanno rendendo le relazioni più tossiche

Come i social stanno rendendo le relazioni più tossiche

I social stanno davvero trasformando le nostre relazioni di coppia in relazioni tossiche? Cosa può fare la terapia online?

Viviamo immersi nei social network. Ogni giorno ci connettiamo per comunicare, condividere, sentirci parte di una comunità. Le piattaforme digitali hanno ridotto le distanze, reso immediato il contatto e permesso alle coppie di restare vicine anche a chilometri di distanza. In apparenza, tutto questo sembra un vantaggio straordinario.

Eppure, ciò che nasce come strumento di connessione può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Nei rapporti di coppia, i social non si limitano a essere uno sfondo neutro: diventano spesso il palcoscenico su cui si giocano gelosie, insicurezze, confronti e conflitti. Un like a una foto, un messaggio letto e non risposto, un confronto con le “coppie perfette” che popolano Instagram: piccoli gesti virtuali possono generare grandi tempeste emotive.

Dal punto di vista psicologico, sappiamo che il bisogno di approvazione, la paura dell’abbandono e il desiderio di riconoscimento sociale sono bisogni profondamente umani. I social li amplificano, li rendono più visibili e immediati, e in questo modo diventano un terreno fertile per la nascita di dinamiche tossiche. Ansia da prestazione, dipendenza dalle notifiche, perdita di autenticità e continue incomprensioni logorano la fiducia reciproca e riducono la qualità della vita di coppia.

L’obiettivo di questo articolo è analizzare come i social stiano influenzando le relazioni di coppia attraverso alcune lenti psicologiche fondamentali – dall’attaccamento alla teoria del confronto sociale – per comprendere i meccanismi che ci portano a vivere con tensione e disagio ciò che dovrebbe essere fonte di sostegno e sicurezza.
Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di imparare a riconoscere le sue insidie e a costruire strumenti per proteggere il legame affettivo. Perché, in fondo, l’amore non ha bisogno di filtri o di like: ha bisogno di fiducia, autenticità e presenza reale.

Quando i social entrano in camera da letto: come il digitale amplifica le fragilità della coppia

I social network non sono soltanto strumenti di svago o di comunicazione: sono vere e proprie “piazze psicologiche” in cui costruiamo identità, cerchiamo riconoscimento e misuriamo il nostro valore. Questo ha un impatto inevitabile e profondo anche sulle relazioni di coppia, che diventano esposte a dinamiche nuove, spesso più complesse e difficili da gestire rispetto a quelle della vita offline.

Uno dei primi aspetti da considerare è il confronto sociale, descritto da Leon Festinger nel 1954. Secondo la sua teoria, tendiamo naturalmente a valutare noi stessi paragonandoci agli altri. Nell’era digitale questo meccanismo assume proporzioni gigantesche: ogni giorno scorriamo i feed di Instagram, TikTok o Facebook, dove vediamo coppie che sembrano sempre felici, viaggiano, sorridono e non litigano mai. Quella che osserviamo, però, non è la realtà: è una rappresentazione filtrata, selezionata, costruita per apparire. Il cervello, tuttavia, non sempre distingue tra realtà e immagine, e così si attiva la sensazione di non essere mai “abbastanza felici”, di avere una relazione meno intensa, meno romantica, meno valida. Questo confronto continuo diventa fonte di frustrazione e insoddisfazione, perché invece di guardare alla propria relazione, si vive misurandola costantemente contro standard irraggiungibili.

Il secondo nodo critico riguarda gelosia e controllo, strettamente collegati agli studi di John Bowlby sull’attaccamento. Le persone con uno stile di attaccamento ansioso vivono costantemente il timore dell’abbandono e hanno bisogno di rassicurazioni continue. I social diventano un terreno minato per queste fragilità: un like lasciato a un post, un commento percepito come “troppo intimo”, una nuova richiesta di amicizia possono scatenare sospetti e ansie. Questo alimenta comportamenti di controllo, come controllare le attività online del partner, monitorare le sue connessioni o chiedere spiegazioni continue. Paradossalmente, più si cerca rassicurazione attraverso il controllo, più si logora la fiducia reciproca, creando un circolo vizioso che mina la stabilità della coppia.

Accanto a questo si sviluppa un fenomeno che conosciamo bene anche in altri ambiti: la dipendenza da notifiche. Burrhus Skinner, con i suoi studi sul condizionamento operante, ha dimostrato come il rinforzo intermittente – cioè una ricompensa che arriva in modo imprevedibile – sia il meccanismo più potente per mantenere un comportamento. I social funzionano esattamente così: a volte arriva il messaggio che aspettiamo, altre volte no; a volte un like, a volte il silenzio. Questa imprevedibilità genera attesa e ansia, portando le persone a controllare compulsivamente lo smartphone. Nella coppia, questa dinamica può trasformarsi in una gabbia: uno dei due aspetta con ansia la risposta dell’altro, che diventa quasi una fonte di ricompensa, mentre l’altro si sente oppresso dalla pressione costante di dover essere presente online.

Un ulteriore effetto riguarda la cosiddetta ansia da prestazione relazionale, legata al bisogno di approvazione sociale e alla costruzione dell’autostima. Sempre più coppie vivono il loro rapporto non solo per sé stesse, ma anche per mostrarlo agli altri. Foto romantiche, stories di viaggi, anniversari celebrati pubblicamente diventano strumenti per dimostrare la forza e la felicità della relazione. In realtà, questa continua esposizione alimenta stress e rigidità: la coppia non vive più in funzione del proprio benessere, ma di un pubblico invisibile che osserva, giudica e approva (o non approva) la loro felicità.

Il passo successivo, inevitabile, è la perdita di autenticità. Nei social tendiamo a mostrare un sé idealizzato, una versione perfetta di noi stessi e del nostro rapporto. Ma questa distanza tra immagine e realtà non può che generare frustrazione: vivere una relazione per come appare agli altri, piuttosto che per come la si sente davvero, porta a una crescente insoddisfazione. Col tempo, la relazione rischia di trasformarsi in una facciata, un palco dove recitare la coppia “perfetta”, senza più spazio per la spontaneità e l’imperfezione che rendono reale e autentico un legame.

Infine, arriviamo al terreno forse più quotidiano e diffuso: litigi e incomprensioni. La comunicazione digitale è rapida, frammentata, priva di tono di voce, di sguardi e di contesto. Per questo è facile fraintendere. Un messaggio visualizzato ma non risposto, un like considerato “fuori posto”, un commento ambiguo: piccoli dettagli che nel mondo offline sarebbero insignificanti, online diventano detonatori di conflitti. Queste incomprensioni si spostano poi nella vita reale, generando tensioni che vanno ben oltre lo schermo.

Tutti questi meccanismi – confronto sociale, gelosia e controllo, dipendenza da notifiche, ansia da prestazione, perdita di autenticità e incomprensioni – non creano ex novo i problemi di coppia, ma li amplificano, li rendono più frequenti, più intensi e spesso più difficili da gestire. È come se i social fossero una lente di ingrandimento che mette in risalto le fragilità relazionali, trasformandole in ostacoli visibili e dolorosi.

Capire questi processi non significa demonizzare la tecnologia: i social non sono “cattivi” in sé, ma rappresentano un contesto nuovo, che richiede consapevolezza e strumenti specifici per non lasciarsi travolgere. Perché, se è vero che le relazioni vivono anche online, è altrettanto vero che il cuore di una coppia non può essere alimentato da notifiche o like, ma dà fiducia, comunicazione autentica e presenza reale.

Come proteggere la coppia dai social: strategie per costruire fiducia e autenticità

Se i social hanno la capacità di amplificare fragilità e conflitti, è altrettanto vero che le coppie possono imparare a difendersi e a stabilire nuove regole per tutelare la loro intimità. Proteggere la relazione dall’impatto negativo del mondo digitale non significa chiudersi o rinunciare alla tecnologia, ma sviluppare consapevolezza e costruire insieme strategie sane. Ecco alcune direzioni possibili.

Stabilire confini chiari.
Ogni coppia ha bisogno di definire un proprio equilibrio tra ciò che resta privato e ciò che viene condiviso. Non esiste una regola valida per tutti: per alcune persone pubblicare una foto insieme è un gesto naturale, per altre è un’invasione della propria intimità. L’importante è parlarne apertamente, negoziare i limiti e rispettarli. In psicologia si parla di “contratto implicito di coppia”: anche sui social, esplicitare le regole aiuta a ridurre conflitti e fraintendimenti.

Privilegiare la comunicazione diretta.
Litigare via chat o discutere a colpi di messaggi vocali è un’abitudine sempre più diffusa, ma poco funzionale. La comunicazione digitale elimina tono di voce, gestualità, sguardi: tutti elementi fondamentali per comprendere davvero l’altro. Una frase scritta può sembrare fredda o aggressiva, quando non lo è affatto. Per questo è fondamentale riportare i conflitti sul piano del faccia a faccia, dove è possibile chiarire senza filtri e con maggiore empatia. Le ricerche sulla comunicazione non verbale (Mehrabian, 1972) ci ricordano che gran parte del significato passa dal linguaggio del corpo e dall’intonazione, elementi che online vanno irrimediabilmente persi.

Evitare il confronto costante.
Festinger ci ha insegnato che il confronto sociale è inevitabile, ma nei social diventa distorto: non vediamo la quotidianità degli altri, ma la loro “vetrina”. Ricordarsi che ciò che appare online è filtrato, selezionato e spesso lontano dalla realtà è un passo importante per ridurre la pressione interna alla coppia. Una strategia utile è coltivare la gratitudine per ciò che si vive realmente: focalizzarsi su esperienze autentiche, anziché inseguire standard irraggiungibili.

Creare momenti offline.
In una società sempre connessa, la vera sfida è sapersi disconnettere. Dedicare momenti esclusivi alla coppia senza telefoni, notifiche o distrazioni digitali significa restituire spazio alla presenza reciproca. Psicologicamente, questi spazi favoriscono l’intimità e la costruzione di ricordi condivisi che rafforzano il legame. Alcune coppie scelgono di stabilire “zone senza smartphone” (a tavola, a letto, durante una passeggiata), piccole regole che hanno un grande impatto sulla qualità del tempo insieme.

Coltivare la fiducia.
Il cuore di ogni relazione sana è la fiducia. Usare i social come strumento di controllo – leggere i messaggi del partner, monitorarne i like, interpretare ogni interazione – non fa che minare la relazione e aumentare la distanza emotiva. Coltivare la fiducia significa accettare che l’altro abbia una vita anche online, senza trasformare ogni dettaglio digitale in una prova di fedeltà. La fiducia non nasce dalla sorveglianza, ma dalla scelta quotidiana di credere nel legame.

In conclusione, proteggere la coppia dai social significa trovare un equilibrio tra connessione digitale e connessione reale. Le piattaforme continueranno a far parte della nostra vita, ma possiamo imparare a usarle senza lasciarci dominare. Stabilire confini, comunicare in modo autentico, ridurre i confronti, creare spazi offline e coltivare fiducia sono i pilastri per una relazione capace di resistere alle pressioni dell’era digitale. Perché l’amore, per durare, non ha bisogno di notifiche, ma di presenza, ascolto e autenticità.

Il paradosso della connessione: insieme online, soli nel cuore

Mai come oggi siamo stati così connessi. Basta un click per mandare un messaggio, un cuore, una foto, un vocale. Viviamo in un mondo in cui la distanza fisica sembra annullata dalla potenza dei social e delle chat: il partner è sempre a portata di notifica, costantemente presente nello schermo del nostro smartphone. Eppure, nonostante questa connessione continua, molte coppie raccontano di sentirsi più sole, più lontane, meno comprese. È questo il paradosso della connessione: più siamo virtualmente vicini, più rischiamo di essere emotivamente distanti.

La psicologa Sherry Turkle (2011) parla di “solitudine digitale” per descrivere questa condizione. Ci illudiamo che il filo invisibile della connessione tecnologica ci avvicini, ma in realtà spesso ci sostituisce alla relazione autentica. Scrivere un messaggio rapido, lasciare un like o mandare un’emoji non è la stessa cosa che guardarsi negli occhi, ascoltare le pause, percepire le sfumature della voce. Il contatto digitale è immediato, ma superficiale; ci fa sentire momentaneamente connessi, ma non nutre davvero il legame emotivo.

In coppia questo si traduce in una forma sottile di distanza relazionale. I partner finiscono per credere di comunicare molto, perché scambiano decine di messaggi al giorno, eppure si parlano poco in profondità. La chat sostituisce la conversazione, l’emoji prende il posto delle emozioni, il like diventa un surrogato dell’affetto. Così la relazione scivola verso una dimensione “funzionale”, in cui ci si aggiorna sugli impegni ma si perde lo spazio per la vera intimità.

Non è raro, ad esempio, che le coppie raccontino di cenare insieme ognuno con il proprio telefono in mano, più attenti alle notifiche che allo sguardo dell’altro. Oppure di discutere via chat anziché di persona, con il risultato di moltiplicare incomprensioni e fraintendimenti. Questo tipo di dinamiche non solo riduce la qualità della relazione, ma alimenta una sensazione di isolamento: pur essendo “connessi”, ci si sente soli, non visti, non accolti.

Dal punto di vista psicologico, questa forma di solitudine è particolarmente subdola. Non è la solitudine classica, fatta di assenza di contatto, ma una solitudine in compagnia: si è fisicamente vicini, si condivide lo stesso spazio o la stessa chat, ma emotivamente si è altrove. Questo genera frustrazione e malessere, perché ciò che manca non è la presenza, ma la presenza autentica.

Per invertire questo paradosso serve un atto di consapevolezza: riconoscere che la connessione digitale non può sostituire l’intimità emotiva. I social possono facilitare il contatto, ma non devono diventare l’unico linguaggio della coppia. Recuperare la capacità di parlarsi davvero, di creare momenti senza telefono, di coltivare conversazioni lente e profonde è il modo per restituire spessore al legame. Perché, come ricorda Turkle, “ci sentiamo soli insieme”: la vera sfida è imparare a sentirsi insieme davvero, non solo connessi.

 

Cosa può fare la terapia online?

Se i social hanno la forza di amplificare insicurezze, gelosie e incomprensioni, la terapia online rappresenta uno strumento prezioso per aiutare le coppie a riconoscere questi meccanismi e a trasformarli in occasioni di crescita. La tecnologia che spesso divide può infatti diventare il ponte per ricostruire intimità, fiducia e comunicazione autentica.

Uno dei principali vantaggi della terapia online è l’accessibilità: poter parlare con un terapeuta dal proprio spazio di vita quotidiana, senza vincoli di spostamenti o tempi rigidi, abbassa le barriere all’ingresso. Questo rende più facile iniziare un percorso anche per quelle coppie che vivono lontane, hanno agende impegnative o si sentono a disagio nel recarsi fisicamente in uno studio. La possibilità di “incontrarsi” nello spazio virtuale, paradossalmente, diventa un modo per ritrovare un contatto reale.

Sul piano clinico, il lavoro terapeutico online offre diversi strumenti pratici per fronteggiare le dinamiche tossiche amplificate dai social:

  • Psychoeducation: il terapeuta aiuta la coppia a comprendere i meccanismi psicologici legati all’uso dei social, dal confronto sociale al rinforzo intermittente delle notifiche. Capire “come funziona il cervello online” riduce la colpa e favorisce consapevolezza.
  • Comunicazione assertiva: attraverso esercizi pratici, i partner imparano a esprimere bisogni, limiti ed emozioni in modo chiaro, evitando incomprensioni tipiche delle chat. Questo permette di riportare i conflitti sul piano del dialogo diretto anziché sul terreno digitale.
  • Gestione della gelosia e del controllo: il terapeuta accompagna a distinguere tra paure irrazionali e segnali reali, lavorando sulla fiducia reciproca. Tecniche di ristrutturazione cognitiva e lavoro sugli stili di attaccamento diventano strumenti fondamentali.
  • Creazione di spazi offline: durante la terapia, i partner vengono incoraggiati a stabilire momenti senza telefono, rituali di coppia non mediati dai social, per riscoprire la qualità del tempo condiviso.
  • Mindfulness relazionale: pratiche di consapevolezza aiutano a rimanere presenti nella relazione, a notare quando l’attenzione viene catturata dai social e a riportarla al “qui e ora” con il partner.
  • Ridefinizione dei confini digitali: insieme al terapeuta, la coppia può stabilire regole condivise sull’uso dei social (cosa condividere, quando connettersi, quando spegnere i dispositivi), trasformando il digitale da fonte di conflitto a strumento neutrale.

Ma forse il dono più grande della terapia di coppia online è la possibilità di offrire uno spazio neutrale, dove i partner si sentono liberi di esprimere paure e frustrazioni senza timore di giudizio. Nel caos del mondo digitale, la stanza virtuale del terapeuta diventa un luogo protetto, in cui la relazione può essere osservata da una distanza sana, analizzata con occhi nuovi e ricostruita passo dopo passo.

In un’epoca in cui l’amore rischia di essere misurato in like e visualizzazioni, la terapia di coppia online aiuta le coppie a ritrovare ciò che davvero conta: la presenza reciproca, la fiducia costruita giorno dopo giorno e la capacità di scegliere l’altro, nonostante le distrazioni del mondo esterno. Perché i social possono cambiare il modo di comunicare, ma non dovrebbero mai avere il potere di definire il valore di una relazione.

 

“L’amore non ha bisogno di like: ha bisogno di fiducia, autenticità e presenza reale.”

 

Riferimenti Bibliografici:

  1. Bowlby, J. (1982). Attachment and loss: Vol. 1. Attachment (2nd ed.). New York: Basic Books.
  2. Festinger, L. (1954). A theory of social comparison processes. Human Relations, 7(2), 117–140.
  3. Mehrabian, A. (1972). Nonverbal communication. Chicago: Aldine-Atherton.
  4. Przybylski, A. K., Murayama, K., DeHaan, C. R., & Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Computers in Human Behavior, 29(4), 1841–1848.
  5. Skinner, B. F. (1953). Science and human behavior. New York: Macmillan.
  6. Turkle, S. (2011). Alone together: Why we expect more from technology and less from each other. New York: Basic Books.
  7. Ellison, N. B., Steinfield, C., & Lampe, C. (2007). The benefits of Facebook “friends:” Social capital and college students’ use of online social network sites. Journal of Computer-Mediated Communication, 12(4), 1143–1168.
  8. Bandura, A. (1997). Self-efficacy: The exercise of control. New York: W. H. Freeman.

 

Per informazioni scrivere alla Dott.Ssa Jessica Zecchini. Contatto e-mail consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp +39 370 321 73 51.

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