Quando il narcisista emula le qualità della vittima e la fa apparire crudele
By: Jessica Zecchini
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Quando il narcisista emula le qualità della vittima e la fa apparire crudele
E tu, ti sei mai accorta di quando il narcisista ha provato a rubarti la luce? Cosa può fare la terapia online?
In alcune dinamiche relazionali, soprattutto quando entra in gioco una personalità narcisistica, accade qualcosa di molto più complesso del semplice bisogno di controllo o ammirazione: il narcisista non si limita a dominare la scena, la ricalca. Osserva, studia, assorbe e riproduce le qualità più luminose della sua vittima — empatia, compassione, autenticità, sensibilità, profondità emotiva — fino a indossarle come se fossero abiti presi in prestito.
Questa imitazione non è un atto di ammirazione, né un tentativo sincero di crescita personale. È una strategia psicologica raffinata, un modo per costruire un’immagine esterna impeccabile, moralmente elevata e apparentemente integra. Emulando le qualità dell’altro, il narcisista si assicura di apparire credibile, stimato e persino “speciale” agli occhi del mondo.
La sua immagine splende ma non è luce propria.
Parallelamente, mentre il narcisista copia e sfoggia queste qualità, un processo altrettanto invisibile quanto devastante prende forma: la vera portatrice di quelle qualità, la vittima, viene lentamente spinta nel ruolo opposto. Attraverso sottili distorsioni, gaslighting, proiezioni e manipolazioni emotive, il narcisista le attribuisce proprio quelle caratteristiche che non può sopportare in sé — freddezza, crudeltà, egoismo, instabilità.
È un ribaltamento psicologico deliberato, una messa in scena in cui i ruoli vengono invertiti:
l’aggressore appare buono, autentico e sensibile; la persona davvero buona viene dipinta come instabile, cattiva o emotivamente disfunzionale.
Questa dinamica non solo confonde profondamente chi la vive, ma produce un senso di colpa ingiustificato, isolamento, perdita di fiducia in sé e nella propria percezione. È un fenomeno interiormente corrosivo: la vittima non solo subisce un attacco alla propria identità, ma assiste anche al “furto” delle parti migliori di sé, riutilizzate contro di lei.
In questo articolo esploreremo con chiarezza e profondità le dinamiche attraverso cui il narcisista opera un sofisticato ribaltamento psicologico. Analizzeremo come:
- emuli la compassione senza provarla, trasformandola in uno strumento di facciata utile a ottenere approvazione e credibilità esterna;
- riproduca l’empatia come semplice imitazione emotiva, non come autentica connessione, costruendo così una versione artificiale della sensibilità altrui;
- simuli profondità e autenticità con l’obiettivo di apparire speciale, unico, moralmente elevato, pur non possedendo davvero tali qualità;
- si nutra della luce dell’altro, attingendo alle qualità interiori della vittima per supplire alla propria mancanza di una fonte interna stabile e coerente;
- capovolga responsabilità e accuse, facendo sembrare la vittima la vera causa del conflitto, del dolore e delle sue stesse mancanze, manipolando la percezione propria e degli altri.
Queste dinamiche, pur invisibili dall’esterno, lasciano segni profondi dentro chi le subisce: smarrimento, confusione identitaria, sensazione di essere stata svuotata o “derubata” del proprio valore.
L’obiettivo di questo articolo è restituire alla vittima la sua verità, offrendo strumenti psicologici per riconoscere questi meccanismi manipolativi, comprenderli e spezzarne l’impatto emotivo.
Vogliamo riportare luce dove il narcisista ha tentato di gettare ombra, aiutando chi ha vissuto questa esperienza a ritrovare la propria identità, il proprio valore e la propria voce interiore.
Le qualità che il narcisista emula per costruire la sua maschera perfetta
Quando si parla di narcisismo patologico, uno degli inganni più dolorosi e destabilizzanti è la capacità del narcisista di replicare qualità che non gli appartengono. Non le sente, non le incarna, non le vive davvero: le imita. Le osserva nella sua vittima come un predatore osserva ciò che gli serve per sopravvivere. E poi le ricalca, le inghiotte, le indossa. Il risultato è una maschera sociale così ben costruita da sembrare autentica, mentre sotto resta un vuoto emotivo difficile perfino da immaginare.
Questo processo non è casuale: è strategico. Il narcisista copia solo ciò che può aumentare il suo prestigio, nutrire la sua immagine, renderlo inattaccabile agli occhi degli altri. La vittima, nel frattempo, vede la sua stessa essenza diventare un travestimento nelle mani di chi la sta spegnendo. Ed è qui che inizia la distorsione più profonda: la persona davvero luminosa viene fatta apparire come quella oscura, mentre chi è privo di luce ne indossa una riflessa.
Di seguito esploriamo, in modo approfondito, le principali qualità che il narcisista emula.
Empatia finta: la replica più convincente dell’emozione umana
Il narcisista non prova empatia, ma ha imparato a riconoscere come appare l’empatia.
Osserva il linguaggio del corpo, il tono di voce, le espressioni che la vittima usa quando si prende cura degli altri. Poi le riproduce come un attore perfettamente allenato.
La sua “empatia” non nasce da un sentire, ma da un calcolo: sperimentare cosa commuove gli altri gli permette di apparire sensibile, attento, profondo. È un modo per ottenere fiducia, per entrare nelle pieghe emotive dell’altro e usarle a proprio vantaggio.
Compassione di facciata: la gentilezza come strumento di potere
La compassione del narcisista è un gesto scenico.
Può mostrarsi premuroso, solidale, protettivo purché qualcuno lo guardi.
La compassione autentica implica un contatto emotivo reale, una responsabilità verso il dolore dell’altro. La sua, invece, è una coreografia studiata: nasce dalla necessità di apparire irreprensibile, di mantenere intatta la sua immagine di “persona buona”.
Quando nessuno osserva, la compassione svanisce. E spesso viene sostituita da indifferenza, irritazione o vero e proprio disprezzo.
Luce interiore riflessa: ciò che non possiede, lo sottrae
Il narcisista è affascinato dalla luce della vittima: la sua vitalità, la sua etica, la sua sensibilità, la sua autenticità emotiva.
Quella luce gli serve. Lo nutre. Colma per un attimo l’abisso interno che non riesce a tollerare.
Così, come un sole artificiale, riflette la luminosità dell’altro per brillare al posto suo.
È un furto invisibile: la vittima si sente prosciugata, mentre lui appare radioso.
Più la vittima perde luce, più lui sembra acquistarla.
Autenticità simulata: la verità come performance
L’autenticità è una delle qualità più difficili da imitare, eppure il narcisista riesce a costruirne una versione credibile.
Parla con intensità, usa frasi profonde, racconta trasformazioni interiori, si mostra vulnerabile al momento giusto.
Tutto è accuratamente performato.
Non c’è un reale lavoro interiore, nessuna coerenza tra ciò che dice e ciò che fa.
L’autenticità del narcisista è un costume teatrale: si indossa quando occorre convincere, sedurre, manipolare.
Profondità emotiva imitata: parole che sembrano sentire
La profondità emotiva che il narcisista ostenta è in gran parte un insieme di parole apprese.
Ha ascoltato la vittima, ha notato i suoi valori, i suoi vissuti, il modo in cui parla di emozioni e relazioni. Poi ne ha tratto una copia elegante, raffinata, emotivamente persuasiva.
Il risultato è un linguaggio che somiglia alla profondità, ma non la è.
La sua “intensità” non nasce da un contatto con sé stesso, ma dal desiderio di ottenere un effetto sugli altri: apparire speciale, unico, spirituale, superiore.
Bontà esibita: il lato luminoso come arma sociale
La bontà, per il narcisista, è un elemento di branding personale.
La usa per costruire consenso, per impressionare, per legittimare le sue azioni.
Si mostra generoso, disponibile, altruista — ma sempre quando ne può ricavare qualcosa: approvazione, ammirazione, vantaggi personali.
La bontà autentica è silenziosa, coerente, non ha bisogno di testimoni.
La bontà del narcisista, invece, è uno spettacolo pubblico: più è visibile, più funziona.
È anche uno strumento di confronto: più lui appare buono, più la vittima verrà percepita come problematica, difficile o “sbagliata”.
Perché lo fa: le vere motivazioni dietro l’emulazione narcisistica
Comprendere perché il narcisista emuli in modo così preciso e calcolato le qualità della sua vittima è fondamentale per decodificare l’intera dinamica. Questo comportamento non nasce dalla volontà di migliorarsi, né da una forma di ammirazione sincera: è una strategia psicologica complessa, messa in atto per costruire potere, controllo e una narrazione che lo favorisca. Il narcisista, privo di una struttura identitaria stabile, non può attingere a qualità interne autentiche; per questo prende in prestito quelle dell’altro e le utilizza come strumenti funzionali ai suoi scopi.
Costruire un’immagine impeccabile è la prima ragione profonda. Il narcisista vive in costante dipendenza dallo sguardo esterno e ha bisogno di apparire moralmente superiore, sensibile, empatico, luminoso. L’immagine è tutto: rappresenta il suo guscio protettivo. Emulare le qualità della vittima gli permette di apparire integro, altruista, addirittura “speciale” agli occhi degli altri, mantenendo intatta quella maschera sociale che lo difende dal rischio di essere smascherato.
Sedurre e manipolare il contesto sociale è la seconda motivazione cruciale. Il narcisista sa che l’opinione pubblica — amici, familiari, conoscenti, ambiente professionale — è una potente leva di potere. Mostrarsi come la versione “migliore” della vittima gli consente di ottenere consenso, ammirazione e credibilità. Nel frattempo, la vera portatrice di quelle qualità viene gradualmente messa in ombra, fino a sembrare meno empatica, meno autentica, persino meno equilibrata. Attraverso questa strategia, il narcisista si assicura che, qualora emergessero conflitti o tensioni, il pubblico sia già predisposto a credere alla sua versione dei fatti.
Indebolire la vittima è un altro obiettivo fondamentale. Quando la persona realizza che le sue qualità vengono imitate — e contemporaneamente usate contro di lei — può sperimentare confusione, autocritica, perdita di autostima. Il narcisista punta esattamente a questo: disorientare la vittima, farle dubitare del proprio valore, farla apparire “la parte sbagliata della storia”. Un individuo confuso, destabilizzato o sminuito emotivamente è molto più facile da controllare e manipolare. L’emulazione, quindi, non è solo un atto imitativo: è un attacco identitario.
Infine, il narcisista lo fa per controllare la narrazione. Costruendo un’immagine impeccabile di sé e una percezione negativa della vittima, può orchestrare il racconto degli eventi in modo da risultare sempre quello “buono”, “sensibile”, “frainteso”. La vittima, al contrario, diventa la figura problematica, instabile o addirittura tossica agli occhi dell’esterno. Questo ribaltamento non serve solo a proteggerlo: serve a isolarla. Se nessuno le crede, se nessuno la vede davvero, allora lei perde la forza di ribellarsi o raccontare la verità. La narrazione, così, rimane sempre nelle sue mani.
In definitiva, l’emulazione narcisistica è molto più di una copia superficiale: è un meccanismo psicologico raffinato, costruito per alimentare il suo ego fragile e per indebolire la vittima fino a renderla invisibile nella propria storia. Comprendere queste motivazioni permette di smascherare la manipolazione e di restituire alla vittima il diritto alla propria verità.
Strategie di inversione: quando la realtà viene capovolta
Per mantenere il controllo e proteggere l’immagine idealizzata di sé, il narcisista utilizza vere e proprie strategie di inversione, che hanno tutte lo stesso obiettivo: ribaltare i ruoli, far sembrare la vittima l’aggressore e sé stesso come colui che subisce. La proiezione è spesso il primo movimento: il narcisista attribuisce all’altro le emozioni, le intenzioni e i tratti che non riesce a tollerare dentro di sé. La propria freddezza diventa la tua “insensibilità”, il suo egoismo diventa il tuo “pensare solo a te stessa”, la sua rabbia viene letta come tua “esagerazione”. A forza di sentirsi rimandare indietro queste accuse, la vittima inizia a dubitare della propria percezione, chiedendosi se sia davvero lei il problema.
Su questo terreno già fragile si innesta il gaslighting, una forma di manipolazione psicologica in cui la realtà viene sistematicamente negata, minimizzata o riscritta. Frasi come “non è mai successo”, “te lo sei inventata”, “sei troppo sensibile”, “stai fraintendendo tutto” erodono, goccia dopo goccia, la fiducia che la vittima ha nei propri ricordi e nelle proprie sensazioni. Eventi dolorosi vengono ridimensionati o girati al contrario, fino a far sembrare che sia lei ad aver reagito “senza motivo”. Questo processo porta a una profonda confusione interna: la vittima non sa più se fidarsi di ciò che sente, di ciò che vede, di ciò che ricorda.
La distorsione dei fatti è un ulteriore strumento: il narcisista seleziona dettagli, li esagera, ne omette altri, ricostruisce episodi reali in modo parziale e tendenzioso. Litigi, conversazioni, messaggi, situazioni quotidiane vengono raccontati con un taglio che lo fa apparire sempre ragionevole, calmo, coerente, mentre la vittima viene dipinta come impulsiva, instabile, esagerata. Non si tratta mai di “semplici incomprensioni”, ma di una manipolazione sistematica del racconto, che ha lo scopo di generare dubbi sulla credibilità della vittima – prima nella mente degli altri, e poi nella sua.
Infine, queste dinamiche spesso si estendono all’esterno attraverso la manipolazione sociale, nota anche come smear campaign: una vera e propria “campagna diffamatoria” in cui il narcisista, in modo sottile o esplicito, inizia a parlare male della vittima a familiari, amici, colleghi, contatti social. Con toni apparentemente preoccupati (“mi dispiace per lei, ma ultimamente non sta bene”, “è molto fragile, non so come aiutarla”), costruisce un’immagine distorta che la fa apparire problematica, instabile, ingrata o addirittura aggressiva. Così, quando la vittima prova a raccontare il proprio malessere, rischia di non essere creduta, perché il terreno è già stato preparato in anticipo.
Insieme, proiezione, gaslighting, distorsione dei fatti e smear campaign creano un sistema chiuso in cui la vittima viene isolata, logorata e privata dei suoi punti di riferimento interni ed esterni. Comprendere queste strategie di inversione non è solo un esercizio teorico: è il primo passo per dare un nome a ciò che si è vissuto, riconsegnare le responsabilità a chi le detiene davvero e cominciare a ricostruire fiducia nella propria percezione della realtà.
Effetti sulla vittima: quando l’anima viene disorientata
Gli effetti dell’emulazione narcisistica e dell’inversione delle responsabilità non si limitano a un disagio superficiale: penetrano in profondità, intaccando l’identità stessa della vittima. Quando qualcuno copia le tue qualità, ti sottrae la tua luce e, allo stesso tempo, ti attribuisce caratteristiche che non ti appartengono, si crea un doppio movimento psicologico devastante: da un lato ti senti svuotata di ciò che ti rende unica, dall’altro vieni caricata del peso di ciò che non sei. È un processo lento, silenzioso, spesso invisibile all’esterno, ma interiormente corrosivo.
Confusione identitaria
La vittima inizia a non riconoscersi più. Ciò che un tempo era naturale — essere empatica, autentica, luminosa — ora sembra sminuito o addirittura messo in dubbio. Quando il narcisista indossa le sue qualità come un costume convincente, il mondo esterno può iniziare a vedere lui come la persona sensibile, profonda e integra. Questo provoca uno smarrimento profondo: “Se gli altri vedono lui così, allora chi sono io?”. La vittima può ritrovarsi a mettere in discussione ciò che vede, ciò che sente e persino ciò che è, arrivando a dubitare dei propri valori e della propria bontà, fino a sperimentare una frattura interna che erode in modo doloroso e silenzioso il senso stesso della propria identità.
Autosvalutazione
La costante svalutazione implicita — o esplicita — da parte del narcisista, unita al confronto inevitabile con la versione “copiata” delle proprie qualità, porta la vittima a sentirsi inadeguata. L’emulazione diventa un’arma: il narcisista non solo replica, ma spesso la supera in apparenza, presentandosi come ancora più empatico, più generoso, più autentico. Questo crea un pericoloso meccanismo di autosvalutazione: la vittima inizia a sentirsi difettosa, “meno buona”, sbagliata. Ogni critica del narcisista viene interiorizzata, trasformandosi in una voce interna giudicante che ne erode l’autostima.
Isolamento relazionale
L’isolamento non nasce solo dal ritiro emotivo della vittima, ma anche da una strategia attiva del narcisista che manipola la percezione degli altri attraverso la distorsione dei fatti e la smear campaign. La vittima può trovarsi improvvisamente vista con occhi sospettosi, considerata instabile o egoista, mentre il narcisista, forte della maschera costruita, appare come la parte equilibrata, empatica e virtuosa. Questo crea un isolamento doloroso: amici, colleghi o familiari possono essere involontariamente attratti dalla narrazione narcisistica, lasciando la vittima sola proprio nel momento in cui avrebbe più bisogno di supporto. L’isolamento non è solo sociale, ma anche emotivo: la vittima smette di fidarsi delle proprie sensazioni e fatica a chiedere aiuto.
Sofferenza emotiva profonda
Quando la propria identità viene distorta e svilita, il dolore che ne deriva è intenso. La vittima può provare vergogna per qualcosa che non ha fatto, senso di colpa per colpe che non le appartengono e un profondo senso di perdita di sé. La sofferenza emotiva si manifesta spesso con ansia, tristezza persistente, sensazione di vuoto interiore, difficoltà a concentrarsi e un costante stato di allerta. È un dolore che non deriva da un singolo evento traumatico, ma da un logoramento continuo, quotidiano, che consuma dall’interno. A volte si manifesta come una sorta di lutto ambiguo: lutto per l’immagine di sé che è stata rubata, per la fiducia spezzata, per il mondo relazionale che è stato manipolato.
Come uscirne: il percorso di ricostruzione dopo l’ombra narcisistica
Uscire da una relazione — affettiva, familiare o professionale — in cui un narcisista ha imitato, distorto e manipolato la tua identità non è un processo immediato. È un percorso che richiede consapevolezza, tempo, sostegno e soprattutto un ritorno profondo verso sé stessi. Dopo essere stati immersi in una realtà alterata, in cui le tue qualità venivano prima emulate e poi usate contro di te, la mente e il corpo hanno bisogno di ri-orientarsi, di ritrovare un punto fermo, di comprendere cosa è accaduto senza colpa né vergogna.
Di seguito i pilastri fondamentali della rinascita.
Riconoscere il meccanismo
Il primo passo è vedere chiaramente ciò che è successo. La manipolazione narcisistica si alimenta proprio dell’invisibilità: finché non viene riconosciuta, continua a operare nell’ombra, insinuando dubbi, sensi di colpa, auto-giudizi. Comprendere che l’emulazione delle tue qualità, la manipolazione emotiva e l’inversione delle parti non erano riflessi della tua fragilità, ma strategie relazionali dell’altro, permette alla mente di separare finalmente te dal comportamento del narcisista. Il riconoscimento è liberazione: dà un nome al dolore, e ciò che ha un nome può essere trasformato.
Osservare la coerenza nel tempo
Il narcisista costruisce maschere brillanti ma incoerenti: promesse non mantenute, comportamenti che cambiano in base al pubblico, contraddizioni emotive, manifestazioni di “empatia” che spariscono non appena non servono più. Tornare a guardare la relazione nel suo complesso — non solo i momenti idealizzati — permette di vedere il filo rosso dell’incoerenza. La continuità delle tue qualità e la discontinuità delle sue rivelano la verità: la tua autenticità era reale; la sua imitazione, no. Osservare la storia nel suo insieme significa smontare la narrazione tossica che ti ha confusa.
Stabilire confini chiari
I confini non sono muri: sono protezioni vitali. Dopo essere stati esposti a manipolazione, gaslighting o distorsione emotiva, ristabilire confini chiari — comunicativi, emotivi, fisici, digitali — è essenziale per ricostruire sicurezza e autonomia interna. A volte questo significa limitare il contatto; altre volte vuol dire definire regole chiare nelle interazioni necessarie (per esempio in contesti familiari o lavorativi). Il confine non punisce il narcisista: salva te. È l’atto più concreto e potente per interrompere la dinamica distruttiva.
Cercare supporto esterno
La manipolazione narcisistica lascia strati di confusione che da soli possono essere difficili da sciogliere. Un supporto esterno — psicologico, terapeutico o relazionale — offre uno specchio pulito, non manipolato, attraverso cui ricostruire il senso di realtà. La terapia aiuta a riconnettersi alla propria voce interiore, ristabilire fiducia nelle proprie percezioni e normalizzare reazioni emotive che spesso vengono fraintese o giudicate. Il sostegno esterno ricorda alla vittima ciò che il narcisista ha tentato di cancellare: che la sua esperienza è valida, reale e degna di cura.
Ricostruire la propria identità autentica
Una volta che la nebbia si dirada, inizia la parte più preziosa del percorso: tornare a sé. Ricostruire l’identità significa riscoprire ciò che ti appartiene — valori, desideri, sensibilità, limiti, talenti — e riappropriarti della tua luce interiore senza più paura che venga imitata, rubata o distorta. Significa anche imparare a riconoscere i segnali precoci di manipolazione, scegliere relazioni che nutrano davvero, sviluppare un senso di valore intrinseco e non dipendente dallo sguardo dell’altro. Questa fase non è solo recupero: è rinascita. Una forma di forza più consapevole, più radicata, più libera.
Cosa può fare la terapia online?
Quando una persona attraversa una relazione con un narcisista che emula e ruba le sue qualità interiori, la ferita più profonda non è sempre visibile dall’esterno: è lo smarrimento della propria identità. La vittima esce da questo tipo di dinamica confusa, svuotata, spesso convinta di essere esattamente ciò che non è mai stata. La terapia online diventa allora un luogo protetto, accessibile e costante, un porto sicuro in cui iniziare a ricomporre tutto ciò che la manipolazione ha frammentato.
In questo spazio la persona non è giudicata, non è svalutata e non è manipolata: finalmente può essere vista. Può raccontare ciò che è accaduto senza paura che la sua esperienza venga minimizzata, smentita o distorta, come accadeva nel rapporto tossico. È proprio qui, in questa cornice di autenticità, che comincia il lavoro di restituzione, di chiarificazione, di riconnessione con il sé profondo.
La terapia online aiuta a recuperare quelle qualità che il narcisista ha imitato e svuotato di significato. Empatia, bontà, autenticità, profondità emotiva: nulla di ciò che caratterizza la vittima è realmente perduto, anche se può sembrare così. Il terapeuta accompagna la persona in un percorso di riappropriazione, aiutandola a separare ciò che proviene da lei da ciò che le è stato proiettato addosso. È un lavoro di distinzione fine ma essenziale, perché permette di riconoscere che la propria sensibilità non era un difetto, e che la luce che è stata “rubata” in realtà appartiene ancora a sé, intatta sotto gli strati di confusione.
Un altro processo fondamentale riguarda la decodifica del gaslighting. Durante la relazione narcisistica, la percezione della realtà viene manipolata con tale costanza da far dubitare di sé anche le persone più solide. Nella terapia online, passo dopo passo, ciò che era stato distorto viene rimesso a fuoco. La persona può finalmente capire quali emozioni erano davvero sue e quali invece erano indotte, quali dinamiche erano frutto di manipolazione e quali di interpretazioni forzate. Questa ristrutturazione della realtà interiore rappresenta una fase cruciale: senza questa chiarezza, la vittima resta imprigionata in un dubbio che la paralizza.
Parallelamente si lavora sul rinforzo dell’autostima. Il narcisista attacca sistematicamente il valore dell’altro perché ha bisogno di mantenerlo dipendente e fragile. La terapia ricuce lentamente ciò che è stato lacerato: la dignità personale, la capacità di fidarsi delle proprie percezioni, la forza di difendere i propri confini. Attraverso un percorso mirato, emergono nuove consapevolezze: la vittima riscopre di avere un valore intrinseco che non dipende da nessuna approvazione esterna, e che nessuna manipolazione può realmente annullare.
Elemento centrale del percorso terapeutico è la ricostruzione dei confini psicologici. Dopo essere stati invasi, consumati e spesso annullati dal narcisista, è necessario imparare nuovamente a distinguere tra il sé e l’altro. Nella terapia online si impara a riconoscere quali dinamiche relazionali sono salutari e quali sono distruttive, e soprattutto a mettere limiti chiari e protettivi. Questa nuova padronanza dei confini interiori permette alla vittima di interrompere la ripetizione dei vecchi schemi e di proteggersi da future intrusioni emotive.
La terapia offre anche un luogo sicuro dove elaborare il trauma relazionale. Molti vissuti non hanno mai potuto essere espressi durante la relazione, perché ogni tentativo di comunicazione veniva invalidato o trasformato in un attacco. Online, invece, le emozioni trovano finalmente spazio e nome: rabbia, paura, vergogna, smarrimento, dolore. Dare voce a queste parti ferite permette di integrarle e trasformarle, riducendo progressivamente il peso del trauma e restituendo alla persona una percezione più stabile e coerente di sé.
Infine, la terapia online offre un vantaggio prezioso: la continuità. Essendo accessibile da qualunque luogo e in qualunque fase della vita, permette di mantenere un sostegno costante anche quando la vittima vive situazioni instabili, periodi di isolamento o momenti in cui uscire di casa diventa emotivamente troppo difficile. Questa presenza regolare diventa una forma di ancoraggio sicuro, un punto di riferimento che accompagna la persona durante tutto il percorso di guarigione.
In definitiva, la terapia online non restituisce soltanto ciò che è stato ferito, ma accende una luce nuova: quella della consapevolezza, della forza interiore, della libertà. La stessa luce che il narcisista aveva tentato di oscurare e appropriarsi, e che ora la vittima può finalmente riportare al centro della propria vita.
“Quando il narcisista ruba la tua luce, non diventa luminoso: lascia solo più evidente la tua capacità di brillare anche dopo l’ombra.”
Riferimenti Bibliografici:
- Hall, J. L. (2019). The Narcissist in Your Life: Recognizing the Patterns and Learning to Break Free. Da Capo Lifelong Books.
- Rosenberg, R. (2013). The Human Magnet Syndrome: The Codependent–Narcissist Trap. Morgan James Publishing.
