Ansia e depressione: perché sono correlate

Ansia e depressione: perché sono correlate

Ansia e depressione come si correlano tra di loro? Come possono incidere gli schemi intergenerazionali? Cosa succede a livello neurobiologico? Cosa può fare la terapia online?

 

Modelli sulla relazione ansia-depressione

Iniziamo con il dire che i fenomeni ansia e depressione sono sempre stati argomenti fin dalla notte dei tempi. Nell’antica Grecia venivano infatti inizialmente trattati come due patologie a sé stanti. Solo più tardi si iniziò a ipotizzare una correlazione tra i due disturbi.

Cito l’articolo dagli autori Ned H. Kelin, M.D., (2020) pubblicato sulla rivista “The American  Journal of Psychiatry” con il titolo “The Critical Relationship between Anxiety and Depression”, i disturbi d’ansia e depressivi sono tra le malattie psichiatriche più comuni; sono in forte comorbilità tra loro e sono considerate appartenenti ai disturbi dell’affettività (internalizing disorders). In tutti i disturbi psichiatrici, la comorbilità è la regola, e questo è sicuramente il caso dei disturbi d’ansia e depressivi, nonché dei loro sintomi. Per quanto riguarda la depressione maggiore, un’indagine mondiale ha riportato che il 45,7% degli individui con disturbo depressivo maggiore nel corso della vita aveva una storia di uno o più disturbi d’ansia. Questi disturbi inoltre coesistono comunemente nello stesso arco di tempo, dato che il 41,6% degli individui con depressione maggiore a 12 mesi presenta anche uno o più disturbi d’ansia nello stesso periodo di 12 mesi.

 

Dal punto di vista dei disturbi d’ansia, la comorbilità con la depressione nel corso della vita è stimata tra il 20% e il 70% per i pazienti con disturbo da ansia sociale, il 50% per i pazienti con disturbo di panico, il 48% per i pazienti con disturbo da stress post-traumatico (PTSD)e il 43% per i pazienti con disturbo d’ansia generalizzato. I disturbi d’ansia e depressivi sono moderatamente ereditabili (circa il 40%) e l’evidenza suggerisce un rischio genetico condiviso.. Tra i disturbi dell’affettività,  il livello più alto di rischio genetico che li accomuna sembra essere quello tra il disturbo depressivo maggiore e il disturbo d’ansia generalizzato. Il nevroticismo è un tratto di personalità o una caratteristica temperamentale che è associata allo sviluppo di ansia e depressione e il rischio genetico di sviluppare il nevroticismo sembra essere in  correlazione con il rischio di sviluppare  depressione e disturbo ansioso.

 

I fattori di rischio comuni non genetici associati allo sviluppo di ansia e depressione includono le avversità della vita passata, come i traumi e le malattie. I disturbi d’ansia e la depressione maggiore si manifestano durante lo sviluppo, con i disturbi d’ansia che iniziano comunemente durante la preadolescenza e la prima adolescenza, e la depressione maggiore che tende a emergere durante l’adolescenza e la prima e media età adulta (16-18). I fattori di rischio sono riscontrabili già dall’infanzia con l’inibizione comportamentale infantile in risposta alla novità o agli estranei, o un temperamento estremamente ansioso. Questi fattori che emergono in età precoce sono associati a un aumento da tre a quattro volte della probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia sociale, che a sua volta è associato a un rischio maggiore di sviluppare un disturbo depressivo maggiore e l’abuso di sostanze.

 

Similitudini e differenze

Uno dei fattori principali che sembra accomunare ansia e depressione è la presenza di un affettività negativa (nello specifico quella sensazione di sentirsi poco inclini, poco sensibili, irritabili, verso quelle attività considerate solitamente piacevoli).

Per affettività negativa intendiamo dunque una sorta di contenitore dei sentimenti più difficili come: preoccupazione, rabbia, vergogna, sensi di colpa, tristezza, emozioni negative, etc.

 

Ansia e depressione sono invece differenziati da due caratteristiche tecniche: affettività positiva e iper-attivazione neurovegetativa (detta anche arousal).

 

In una persona depressa troveremo: bassi livelli di affettività positiva (dunque sentimenti positivi) e alti livelli di affettività negativa. Quando manca l’affettività positiva, in campo medico, parliamo di un  aumento di stanchezza, rallentamento, grande fatica.

 

In una persona ansiosa troveremo: alti livelli di arousal, inteso come attivazione fisiologica neurovegetativa, una pronta risposta agli stimoli, iper- attivazione; e presenza sia di affettività positiva che di affettività negativa.

L’aumento di arousal può provocare invece disturbi somatici: tensione muscolare, vertigini, respiro accelerato, agitazione fisica e motoria, assenza di energia, diminuzione delle capacità attentive , di memoria e di elaborazione del ragionamento (es. svenimento), aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, sudorazione eccessiva.

Ruolo della genetica

Sono diversi gli studi che affermano come la storia familiare, con i suoi schemi intergenerazionali, possa essere per le persone il maggior fattore di coesistenza di disturbi di ansia e depressione.

 

Ad esempio, gran parte dei pazienti affetti da ansia e depressione, avevano maggiore probabilità di avere nel proprio lignaggio parenti con problemi di depressione e/o alcolismo.

 

Inoltre chi invece sperimentava sia la GAD (disturbo d’ansia generalizzato) che la depressione, riscontrava anche l’esistenza del doppio di parenti in cura per depressione. Questo rispetto a chi soffriva solo di uno dei disturbi.

 

In linea generale genitori affetti da depressione o ansia, raddoppiano le probabilità di generare figli che con il tempo potrebbero presentare disturbi depressivi e ansiosi.

Neurobiologia di ansia e depressione

Infine sono state studiate e riscontrate le alterazioni nel sistema nervoso centrale che accomunano ansia e depressione, in termini medici, in particolare nei circuiti a componente serotoninérgica, dopaminérgica, noradrenérgica e gabaérgica. L’attivazione prolungata dei centri che generano l’arousal (iper-attivazione neurovegetativa) potrebbero nel tempo portare a deplezione di neurotrasmettitori che causerebbero i disturbi depressivi (ipsico.it).

Cosa può fare la terapia online?

La terapia online aiuta a collocare il disturbo di ansia e depressione quando si presenta per la prima volta all’interno del vissuto di una persona. Ricordiamoci che anche se è presente uno schema intergenerazionale di ansia e depressione; nel momento in cui una persona si scompensa e inizia ad avere una depressione importante che si è originata da una sintomatologia ansiosa, è sempre reattiva  a una situazione che funge da fattore stressogeno. Bisogna dunque cercare, tramite la terapia online, di collocare il sintomo nel momento in cui si presenta, e andare a fare poi un lavoro di comprensione di ciò che è accaduto e di risignificazione, interpretandolo alla luce delle teorie psicologiche basate sull’approccio terapeutico sistemico-relazionale e familiare e sulla terapia breve strategica. In seconda istanza, dopo aver lavorato su ciò che ha dato origine al sintomo si procederà all’eliminazione della depressione e del disturbo ansioso..

 

Per informazioni scrivere alla Dott.ssa Jessica Zecchini.

Contatto email consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp  370 32 17 351.

Lascia un commento