Attaccamento e amore: come ami il tuo partner?

Attaccamento e amore: come ami il tuo partner?

Sapevi che i legami e le relazioni che stabiliamo da adulti, dipendono in gran parte dallo stile di attaccamento sviluppato da bambini? Siamo sicuri che le persone che stiamo frequentando ci piacciano davvero o stiamo solo cercando di colmare bisogni, paure, dipendenze?

Cosa significa “attaccamento”?

Quando si parla di attaccamento ci si riferisce a quel comportamento adottato dal bambino, nei primi periodi dell’infanzia, in grado di motivare a cercare la presenza del genitore, o della figura di accudimento, in caso di paura, stress, dolori emotivi o fisici, forti emozioni.

Lo stile di attaccamento andrà poi a delinearsi in base alla risposta che mamma e papà daranno in quelle precise situazioni, e alla loro capacità di far sentire il bambino accolto, protetto, ascoltato.

In età matura infine, il termine attaccamento, può invece riferirsi al modo in cui ci si lega a situazioni, persone, famigliari o partner. Lo stare insieme da adulti, la visione che si ha del mondo e delle relazioni, dipende molto dal tipo di “legame di attaccamento’’ avuto da piccoli.

 

I principali stili di attaccamento

Mary Ainsworth, psicologa e allieva del padre della “teoria dell’attaccamento’’ John Bowlby, va a delineare negli anni ‘70 le tre principali tipologie di attaccamento, o “stili di attaccamento’’. Solo in un secondo momento si aggiunge, nel 1990, una quarta categoria di Main e Solomon dedicata a quei bambini che non corrispondevano a nessuno dei tre pattern principali. Vediamo ora nel dettaglio quali sono questi stili di attaccamento e come si presentano:

  1. prototipo sicuro: un perfetto connubio tra autonomia e intimità (intesa come vicinanza alle persone). Gli appartenenti a questa categoria riescono ad affrontare con maggiore facilità le relazioni, hanno un’immagine positiva di sé stessi e degli altri, sanno di essere amabili e degni di ricevere amore, e pensano che le persone siano altrettanto sensibili e ben disposte.
  2. prototipo preoccupato: si riferisce a soggetti con alti livelli di preoccupazione riguardo le relazioni. Essi  tendono a sentirsi bisognosi di attenzione e di sostegno, in maniera spesso estrema, sono instabili e molto sensibili. Sono spesso portati all’autosvalutazione, a dipendere dai giudizi altrui e alla tendenza di idealizzare troppo gli altri.
  3. prototipo distaccato – svalutante: è il caso in cui l’intimità viene negata. I soggetti appartenenti alla categoria sono esageratamente indipendenti, e promuovono questa loro invulnerabilità. Hanno una visione distorta estremamente positiva di sé stessi e svalutativa e denigrante nei confronti degli altri. Per mantenere questa immagine perfetta e positiva di sé si allontanano emotivamente dalle persone e, col tempo, iniziano a vedersi come totalmente autonomi. In breve, raggiungono l’autonomia e l’autostima, non in maniera sana ma tagliando l’intimità con le persone.
  4. prototipo timoroso: in questo caso si ha paura dell’intimità. I soggetti sviluppano una visione negativa sia di sé che degli altri. Queste persone desiderano l’intimità con l’altro, il rapporto sociale, ma ne temono estremamente il rifiuto, pertanto evitano in primis le occasioni sociali.

 

E’ importante aggiungere che nel corso della vita un individuo può sviluppare più di una modalità di attaccamento, quindi è bene avvicinarsi per gradi con l’aiuto di un professionista per ogni valutazione.

Altre ricerche sull’argomento

Nel 1982 Weiss suggerisce l’idea di una diversità tra l’attaccamento del bambino con il proprio genitore e l’attaccamento adulto. Se il primo infatti, di natura infantile, implica solo un ricevere (il bambino cerca cure ma non offre sicurezza), di contro, in età adulta, entrambi i partner offrono e ricevono protezione, c’è quindi reciprocità.

Nel 1990, ulteriori approfondimenti, invece, sulla questione “stili di attaccamento’’, sono guidati da Bartholomew.

Egli individua quattro prototipi di attaccamento che coincidono con l’immagine interiore che ognuno ha di sé stesso. Vediamo quali sono:

  1. prototipo sicuro: un perfetto connubio tra autonomia e intimità (intesa come vicinanza alle persone). Gli appartenenti a questa categoria riescono ad affrontare con maggiore facilità le relazioni, hanno un’immagine positiva di sé stessi e degli altri, sanno di essere amabili e degni di ricevere amore, e pensano che le persone siano altrettanto sensibili e ben disposte.
  2. prototipo preoccupato: si riferisce a soggetti con alti livelli di preoccupazione riguardo le relazioni. Essi  tendono a sentirsi bisognosi di attenzione e di sostegno, in maniera spesso estrema, sono instabili e molto sensibili. Sono spesso portati all’autosvalutazione, a dipendere dai giudizi altrui e alla tendenza di idealizzare troppo gli altri.
  3. prototipo distaccato – svalutante: è il caso in cui l’intimità viene negata. I soggetti appartenenti alla categoria sono esageratamente indipendenti, e promuovono questa loro invulnerabilità. Hanno una visione distorta estremamente positiva di sé stessi e svalutativa e denigrante nei confronti degli altri. Per mantenere questa immagine perfetta e positiva di sé si allontanano emotivamente dalle persone e, col tempo, iniziano a vedersi come totalmente autonomi. In breve, raggiungono l’autonomia e l’autostima, non in maniera sana ma tagliando l’intimità con le persone.
  4. prototipo timoroso: in questo caso si ha paura dell’intimità. I soggetti sviluppano una visione negativa sia di sé che degli altri. Queste persone desiderano l’intimità con l’altro, il rapporto sociale, ma ne temono estremamente il rifiuto, pertanto evitano in primis le occasioni sociali. 

E’ importante aggiungere che nel corso della vita un individuo può sviluppare più di una modalità di attaccamento, quindi è bene avvicinarsi per gradi con l’aiuto di un professionista per ogni valutazione.

 

Attaccamento genitoriale e attaccamento di coppia

Nel 1987, Hazan e Shaver, offrono un importante contributo alla questione attaccamento genitoriale (del periodo infantile) e attaccamento di coppia.

I risultati testimoniano che la differenza tra i due periodi di attaccamento è legata allo sviluppo di diversi modelli operativi interni.

Se, in breve, emerge che:

  • una persona sicura non teme l’abbandono, apprezza la vicinanza, ha autostima di sé stessa, ha fiducia nelle relazioni sociali;
  • una persona evitante teme l’abbandono, non apprezza la vicinanza degli altri e non ha fiducia in loro,
  • una persona ansiosa teme l’abbandono ma apprezza la vicinanza, ha però un’immagine negativa  e poco fiduciosa sia di sè che degli altri,

è bene aggiungere che le differenze nei rapporti di coppia, in questa ricerca, sono emerse anche in base al genere di appartenenza uomo o donna.

 

Differenze di attaccamento nella relazione tra uomo e donna.

Nelle donne l’ansia si è dimostrato un elemento presente in esperienze negative e in rapporti dettati da scarsa soddisfazione. Di contro se le donne ansiose manifestano scarsa fiducia nel partner, gli uomini vedono una compagna insicura come una minaccia. L’uomo che si dimostra vicino, quindi in grado di apprezzare l’intimità intesa come vicinanza, ascolto, sensibilità e capacità di confidarsi, si dimostrano inoltre più attraenti agli occhi della partner. Di conseguenza, la caratteristica della vicinanza, è stata apprezzata anche dagli uomini che vedono nella propria compagna una persona calorosa, sensibile, capace di comunicazione.

 

L’intervento  terapeutico online per lavorare sugli schemi

Come abbiamo visto sono tanti i diversi schemi di attaccamento. Le fondamenta di questi mettono radici nell’infanzia e si sviluppano, a seconda dei casi, ripetendo gli stessi pattern anche nell’età adulta andando a creare relazioni sane (nella migliore delle ipotesi) o a minarle e portarle allo sgretolamento e alla distruzione. Ovviamente lavorare su questi schemi è possibile. Comprenderli e comprendersi al meglio aiuta a rompere le catene con modelli errati appresi nel passato per evolvere, qui nel presente, e piantare nuove radici di trasformazione e di evoluzione per le relazioni future. La terapia online, in questo contesto, è molto efficace. E’ anche molto indicato partecipare a una psicoterapia di gruppo sull’argomento.

 

Conclusioni

E tu, che stili di attaccamento pensi di aver sviluppato da bambino? Pensi di riconoscerti in uno o più di quelli sopra citati? Come si ripercuotono sulle tue relazioni da adulto?

Per informazioni scrivere alla Dott.ssa Jessica Zecchini.

Contatto email consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp  370 32 17 351.

 

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