Mantenere la propria vita riservata: cosa comunicare e a chi

Mantenere la propria vita riservata: cosa comunicare e a chi

Quali sono i segreti più diffusi? Con chi è bene comunicare per alleggerire il proprio carico emotivo e voltare pagina? Ci sono informazioni che è meglio tenersi per sé? Qual è l’identikit di un buon ascoltatore? Cosa può fare la terapia online?

 

Ci sono rivelazione che non fanno male a nessuno, possono essere incarichi di gran segretezza, una notizia confidataci in segretezza, un viaggio organizzato di nascosto, affari personali, crescita della carriera, lo sbocciare di una nuova relazione. Come scriveva inoltre Truman Capote:

La maggior parte dei segreti non dovrebbero mai essere rivelati, soprattutto quelli che sono più pericolosi per chi ascolta che per chi racconta.’’ 

 

A volte mantenere la giusta privacy, tenere informazioni riservate e al sicuro, ci aiuta a focalizzarci di più su noi stessi e a non farci distrarre da commenti esterni o giudicanti.

Tuttavia ci sono segreti più complessi che possono pesare sulle nostre menti. Sono questi che, al contrario, al lungo andare non ci permettono di concentrarci sul nostro presente come vorremmo, ci danneggiano e peggiorano la nostra qualità di vita e il nostro percorso di evoluzione.

 

Secondo uno studio indotto da Slepian e Koch, riportato dal magazine “Psychology Today’, i segreti comunemente più diffusi implicano diverse sfere della vita privata e non: una relazione clandestina, un hobby stravagante, insoddisfazione in campo lavorativo; fino a segreti ben più difficili da confessare che, solitamente, rientrano nella sfera dell’ immoralità, oppure che sentimenti di vergogna e disagio, non ne consentono la comunicazione, talvolta neanche a persone fidate. Tra i segreti più quotati, tale ricerca ha riportato:

 

  • episodi di infedeltà,
  • violenza sessuale,
  • aborto,
  • orientamento sessuale,
  • orientamento religioso,
  • affrontare una malattia mentale,
  • affrontare una malattia sessualmente trasmissibile,
  • aver commesso o aver subito abusi,
  • essere problemi di alcol o droghe,
  • aver perso ingenti somme di denaro,
  • aver frodato sul luogo di lavoro,
  • aver commesso un crimine

 

Se mantenere alcuni dettagli per noi potrebbe potenziarci, in altri casi, essere sinceri, oltrepassare la riluttanza dettata da sentimenti di disagio o vergogna, potrebbe definitivamente aiutarci a rimetterci in carreggiata e a vivere con più consapevolezza la nostra vita, voltare pagina e guardare finalmente avanti. Ma andiamo per gradi.

 

Perché alcuni segreti sono così dannosi?

Come abbiamo visto ci sono informazioni il cui contenuto non ferisce nessuno, ci consentono anzi di ritagliarci più tempo per noi stessi e focalizzarci su ciò che proviamo, anziché sui pareri esterni. Quando si tratta invece di segreti che scomodano sentimenti di vergogna, che riguardano problemi personali, spesso, seppur apparentemente per ottime ragioni, non siamo sempre propensi ad aprirci e a permetterci di trovare il giusto supporto per andare al nocciolo della sofferenza e liberarci da quel peso.

 

Non sedimentiamo segreti dolorosi in noi stessi

Secondo quanto riportato da John-Manuel Andriote (Psychology Today), nella sua esperienza personale, il grado di dolore che portano con sé alcuni segreti non faranno altro che alimentare la malattia in noi stessi e la nostra sofferenza psico-fisica. Nello specifico, Andriote, fa esperienza di questo in un gruppo di ascolto per dipendenza di alcol, a cui dovette partecipare una persona a lui cara. I segreti spesso taciuti e conservati per anni provenivano tutti da un sentimento di forte vergogna, disistima, imbarazzo, paura e non accettazione. Tale connotazione riguardava non solo i partecipanti ma anche i loro famigliari e i loro cari.

A lungo infatti il protagonista si sentì quasi colpevole di avere una situazione di dipendenza di alcolismo in famiglia, impiegò pertanto del tempo ad elaborare che quel segreto, quel trauma, non era un suo sbaglio, non lo riguardava in prima persona, e pertanto non poteva e non doveva rispecchiarsi in quel “karma’’ famigliare, nonostante le azioni di quella dipendenza altrui lo avessero coinvolto durante la sua vita.

Rielaborando con il tempo tali sentimenti di vergogna e di dispiacere, Andriote capì che il suo disagio e la sua ansia, non dipendevano, in questo caso, da qualcosa commesso da lui, ma da qualcosa che aveva subito, di cui non era il diretto protagonista, ma che comunque gli stava facendo credere di essere una persona da sempre portata al panico e all’ansia, quando in realtà questi due sentimenti, se vogliamo, negativi, erano soltanto un continuo campanello di allarme di qualcosa che si sedimentava all’interno e che da anni; il risultato di crescere nell’imprevedibilità delle azioni altrui e nella sensazione di disapprovazione sociale per quello che sarebbe diventato il suo più grande segreto: avere una persona cara affetta da dipendenza di alcolismo.

Confidarsi: come e con chi

Riuscire a confidare segreti di questo tipo, specie se portati dentro per mesi, anni, o intere esistenze, può essere un momento e una sensazione estremamente catartica e liberatoria. Tuttavia è indispensabile sapere bene come e con chi confidarsi, soprattutto se l’oggetto della questione sono contenuti traumatici, dolorosi, non del tutto elaborati ed esplorati a fondo.

La personalità del confidente è pertanto di fondamentale importanza per il detentore del segreto. Chi ascolta dovrà essere in primo luogo ricettivo, attento, aperto, affidabile, degno di fiducia. Tutte queste qualità non sono sempre così scontate da trovare nelle persone che ci circondano; soprattutto se sono in qualche modo implicate nella nostra quotidianità. Liberarsi con chi ci sta a cuore e con chi riteniamo degni della nostra fiducia è sicuramente un primo passo nella giusta direzione, per togliersi un peso e spezzare quella catena di sofferenza che tale segreto ha provocato nel tempo. Tuttavia, chi amiamo, nonostante abbia le migliori intenzioni, potrebbe nell’ascoltarci essere tentato a non vedere la nostra situazione in maniera oggettiva, ritrovarsi a esserne troppo coinvolto da quel contenuto, oppure non riuscire a dare i giusti consigli, non avendone le giuste competenze.

 

Cosa può fare la terapia online

Avere un sistema di supporto ben elaborato, assertivo, professionale, gentile, compassionevole, aperto a ogni tipo di esperienza e di vissuto, che sappia mettere a proprio agio e creare le giuste condizioni per elaborare il segreto e scavare nel profondo di se stessi per liberarsi definitivamente da quel peso e dalle sue possibili conseguenze è fondamentale. A tal proposito ti consiglio di non perdere l’approfondimento nell’articolo “Le caratteristiche di un buon psicoterapeuta’’.

 

Per informazioni scrivere alla Dott.ssa Jessica Zecchini.

Contatto email consulenza@jessicazecchini.it, contatto whatsapp  370 32 17 351

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