Terapia Online: 10 Pregiudizi sullo psicologo online

Terapia Online: 10 Pregiudizi sullo psicologo online

Quali sono i pregiudizi sulla terapia online e cosa dice la ricerca in merito? Che cosa blocca le persone a rivolgersi ad uno psicologo online? Quali sono i 10 pregiudizi più frequenti con cui uno psicologo online si deve confrontare nella sua pratica clinica?

La terapia online è una frontiera tutta da scoprire. Molte persone si avvicinano ad essa per mera curiosità o spirito d’iniziativa volendo sperimentare un modo alternativo di fare terapia che esula dalla convinzione collettiva che vede lo psicologo che opera solo nel suo studio. Il bello di una terapia online è che puoi farla comodamente da casa, senza spostarti, e avere gli stessi risultati che avresti andando in uno studio di uno psicologo. Mi è capitato nella mia pratica clinica di dovermi molte volte confrontare con alcuni pregiudizi portati dagli utenti che si sentono sospesi tra il desiderio di provarla e chi invece ha paura che il metodo non sia efficace e non possa sostituire un percorso terapeutico con uno psicologo dal vivo.

L’interesse per tali tipi di intervento da parte del pubblico e la propensione, talora ambivalente, delle persone ad indirizzarvisi sono stati anche oggetto di ricerca scientifica1 nella quale si osserva costantemente come questo tipo di approccio sia in rapida espansione. Ma scendiamo nel dettaglio e vediamo quali sono i 10 pregiudizi che ho ritrovato nella mia pratica clinica di psicologo online.

I 10 pregiudizi sulla terapia online

Quante volte capita di dover fare quel passo in più ed uscire dalla zona di comfort, per poter provare nuove esperienze? Ma ogni volta che l’esperienza nuova si presenta e diventa un invito a buttarsi per scoprire nuovi metodi, iniziano a sorgere delle paure che possono bloccare e far perdere quella vitalità molto importante in questo viaggio esperienziale che è la vita.

Ed è proprio così che iniziano a sorgere i primi pregiudizi che non permettono di fare quel salto evolutivo in più. Da qualche anno, mi occupo di consulenza psicologica online e di percorsi brevi di terapia online. Il dato interessante è che proprio nella mia attività clinica di psicologo online mi sono trovata a dovermi confrontare con 10 pregiudizi, che ho ritrovato con maggiore frequenza, sulla terapia online per cui colgo l’occasione di rispondere in maniera esaustiva e chiarire eventuali dubbi a chi sarebbe interessato alla metodica online ma ha ancora delle riserve.

1. “Lo psicologo può aiutarmi solo nel suo studio

Spesso la convinzione è che uno psicologo possa aiutare solo se riceve nel suo studio. Nel dicembre 2012, mettendo a confronto i risultati di tutte le ricerche che si sono occupate di valutare l’efficacia della consulenza psicologica online (prima di tale data sono 1100 le ricerche pubblicate in questo campo) si è dimostrato, che condotta in modo rigoroso e secondo le direttive di un terapeuta esperto, possa essere estremamente efficace non solo nei casi di depressione e disturbi d’ansia ma  anche nel trattamento delle dipendenze da gioco d’azzardo, fobia sociale, e nella cura di alcune disfunzioni sessuali.
In particolare, le ricerche svolte in questo campo in numerose università nel mondo, hanno dimostrato che intraprendere un percorso di terapia online per risolvere un disturbo possa avere la stessa efficacia rispetto alla terapia svolta presso lo studio di uno psicologo, e, nella maggioranza dei casi trattati, si è dimostrata portare effetti migliorativi sulla qualità della vita della persona per un periodo di tempo a lungo termine.
La terapia online viene considerata, alla pari di un percorso terapeutico svolto nello studio di uno psicoterapeuta, un percorso di crescita personale a tutti gli effetti per conoscersi meglio. Il lavoro sulle relazioni, le risorse personali, le strategie cognitive e/o comportamentali e la rilettura in chiave sistemica del disagio personale, sono un modo per restituire nuovi significati alla persona e al disagio e sperimentare nuove strategie personali in modo da rimuovere i blocchi psicologici.

2.“È impossibile ricreare online un’alleanza terapeutica nella relazione di cura tra terapeuta e paziente”:

L’alleanza terapeutica si definisce come una relazione tra terapeuta e paziente basata sulla sintonizzazione emotiva utile alla cura e al lavoro sul raggiungimento degli obiettivi terapeutici. L’alleanza terapeutica secondo Bordin2 è costituita da tre componenti:

  1. l’esplicita condivisione di obiettivi da parte di paziente e terapeuta;
  2. la chiara definizione di compiti reciproci all’inizio del trattamento;
  3. il tipo di legame affettivo che si costituisce fra i due, caratterizzato da fiducia e rispetto. Questa relazione tra paziente e terapeuta è il criterio principale della buona riuscita di un intervento terapeutico.

Diversi studi empirici, hanno confermato il potenziale dei servizi online nell’aumentare l’accessibilità all’assistenza psicologica. Di essi potrebbero usufruirne anche persone con mobilità limitata, restrizioni temporali di vario genere, come chi vive in  luoghi difficilmente raggiungibili, più isolati o in cui vi è una ristretta scelta di servizi, chi per lavoro ha una limitata disponibilità oraria o che è costretto a viaggiare e a trasferirsi in paesi dove non consulterà un professionista della salute mentale a causa di barriere linguistiche, chi ha dei problemi  di disabilità e ai loro familiari che lo assistono (caregiver).
Inoltre, c’è chi ha paura di essere stigmatizzato per rivolgersi a determinati servizi e che potrebbe superare la vergogna nel chiedere un consulto online. Un altro target di pazienti che facilmente possono essere agganciati dai servizi online di e-health sono gli adolescenti che si isolano e non vogliono più andare a scuola. Da come possiamo vedere, sono diverse le categorie a cui il servizio di terapia online può rivolgersi.
Ad oggi sono disponibili in letteratura alcuni studi focalizzati sull’analisi dell’alleanza terapeutica negli interventi online che hanno preso perlopiù come campione persone che presentavano disturbi dell’umore come ansia e depressione o disturbo post-traumatico da stress analizzando diverse modalità di intervento online3,4 e non hanno evidenziato differenze significative nello sviluppo di un’alleanza terapeutica tra gli approcci online e quelli face-to-face5.
L’alleanza terapeutica è un aspetto che necessita ancora di essere approfondito in base anche alle specifiche tipologie di intervento online e di approcci terapeutici, ciascuna delle quali presenta delle peculiarità6, ed i dati derivanti da uno studio condotto mediante approccio cognitivo comportamentale ne ha confermato l’efficacia indipendentemente dall’alleanza terapeutica che pure viene stabilita, facendo tuttavia ancora poca chiarezza tra quale sia il rapporto che lega tale efficacia all’alleanza terapeutica in questo nuovo setting, concludendo che nel setting studiato, l’alleanza terapeutica nelle terapie online potrebbe giocare un ruolo meno rilevante rispetto ai setting terapeutici tradizionali. Gli autori pertanto si pongono come nuovo quesito l’individuazione del fattore aggiuntivo che garantisce l’efficacia della terapia online7.

3.“Uno psicologo online è in grado di ascoltarmi o capire come mi sento se non gli stringo la mano o lo conosco di persona?”

Sembra che ci sia la convinzione che se non conosco uno psicologo o gli stringo la mano di persona non possa instaurarsi quella relazione di fiducia e rispetto tanto importante per la buona riuscita di un processo terapeutico. In realtà lo psicologo online è un professionista che deve adattare i suoi strumenti teorico-conoscitivi al mezzo tecnologico e lo fa riuscendo a ricreare quel clima di fiducia, ascolto e comprensione. Da come affermano gli studi empirici, l’intervento guidato sembra essere il metodo di elezione per stabilire una buona alleanza terapeutica in grado di rendere efficace un intervento terapeutico online equiparando un intervento terapeutico svolto presso lo studio di un professionista. Una meta-analisi8 ha evidenziato il ruolo chiave del supporto del terapeuta nel trattamento online della depressione e dei disturbi d’ansia. Infatti, è stato riscontrato che i trattamenti guidati riducono significativamente i sintomi della depressione e ansiosi al contrario di quelli non guidati.

4.“Meglio chiedere aiuto ad un amico che ad uno psicologo online”

Qui in molti riterranno strana un’affermazione del genere. Eppure, mi è capitato in qualche occasione di riceverla come una provocazione. Soprattutto quando una metodica è nuova, all’inizio viene messa sotto attacco dalla diffidenza comune. Siamo esseri abitudinari e facciamo fatica ad accogliere i cambiamenti. È chiaro che anche un amico può possedere un’eccellente capacità di ascolto, ma l’intervento di un terapeuta non si basa solo sull’ascolto ma su una serie di strumenti conoscitivi teorico-pratici che vengono utilizzati ad hoc e ad personam per eliminare blocchi, comportamenti disfunzionali, percezioni cognitive errate, disfunzioni relazionali e per migliorare la gestione degli stati emotivi.

5.“Se invio una e-mail o richiesta di consulenza psicologica online non sono sicuro che riceverò una risposta o che ci sia una reale intenzione di prestare aiuto”

Nella mia esperienza clinica, dal momento in cui ricevo una richiesta di consulenza psicologica online tramite e-mail, ho sempre cercato di rispondere nelle prime 24 ore. Specifico sempre nella e-mail che è utile che il primo contatto sia telefonico, e chiedo sempre di lasciare un numero di telefono reperibile. La richiesta di aiuto rivolta ad uno psicologo online non dovrebbe mai essere esaurita dopo le prime 24 ore, proprio per la maggiore fruibilità e velocità del mezzo tecnologico. L’appuntamento per la prima consulenza psicologica online dovrebbe essere concordato immediatamente. Chi si rivolge ad uno psicologo online generalmente chiede un intervento tempestivo e veloce, che si differenzia dal rivolgersi ad un professionista della salute mentale presso il suo studio per cui una fisiologica latenza temporale viene comunemente accettata. 

6. “È vero che la psicologica online dura una sola seduta?”

La consulenza psicologica online è un primo colloquio di orientamento, che va a ricostruire la storia del problema e le motivazioni alla richiesta d’aiuto in quel particolare frangente temporale, in cui vengono stabiliti degli obiettivi terapeutici su cui verrà costruito un progetto terapeutico. Dopo il primo colloquio, se la persona vuole continuare, inizia un percorso di terapia online su cui si lavora per micro-obiettivi fino a raggiungere il macro-obiettivo finale, presumibilmente in una serie di incontri che il terapeuta può già stabilire e concordare quando stilerà un progetto terapeutico da consegnare, sempre via e-mail, alla persona in cui viene spiegato il metodo di lavoro e gli strumenti terapeutici che verranno utilizzati. 

7.“Chi si nasconderà dietro quelle risposte o dietro quel video?”

Nella mia esperienza di terapeuta online ho constatato che ricontattare la persona tramite e-mail, sebbene possa sembrare un metodo serio, efficace e professionale, spesso in realtà appariva freddo, alimentava dubbi nel richiedente e non forniva adeguate rassicurazioni. Quando invece mi decisi a stabilire da subito un primo contatto telefonico, chiedendo principalmente nella e-mail di fornirmi un recapito ho iniziato a percepire un cambiamento nelle persone che mi contattavano, vedevo che questo approccio era percepito come rassicurante. Poter esporre il problema parlando e avere delle risposte in tempo reale da un professionista della salute mentale, aumentava la propensione ad intraprendere un primo colloquio di consulenza psicologica online in videoconferenza.

8.“Sarà garantito il rispetto della mia privacy?”

Uno psicologo online deve garantire la riservatezza e il rispetto della privacy della persona che richiede un intervento online, proprio come farebbe nel suo studio. Le sedute di terapia online non devono essere registrate ed è importante far firmare un consenso informato e un progetto terapeutico che deve essere preventivamente concordato durante il primo colloquio di consulenza psicologica online. Lo psicologo è tenuto a custodire i dati sensibili in una cartella personale del proprio computer, che deve essere dotato di una password che va cambiata periodicamente. 

9.“C’è un motivo per cui la consulenza psicologica online è ancora poco diffusa in Italia?”

L’intervento psicologico online ad oggi è molto diffuso ed in costate crescita nei paesi anglosassoni e nel nord Europa, in cui è anche oggetto di ricerca scientifica. In Italia, la consulenza psicologica online è ancora relativamente poco diffusa perché per tradizione sembra esserci una certa diffidenza iniziale nei confronti dei servizi online rispetto ai servizi tradizionali. Fino a dieci anni fa, ad esempio il mercato delle e-commerce era molto più diffuso nei paesi anglosassoni che in Italia, tuttavia negli anni seguenti abbiamo visto affermarsi anche nel nostro Paese l’utilizzo di questi nuovi canali. La situazione sta cambiando anche per la terapia online per cui sono molto di più i fruitori rispetto a qualche anno fa.

10.“Io non credo allo psicologo figuriamoci allo psicologo online”

Sarà capitato a molti psicologi di sentire questa frase pronunciata anche nel proprio studio professionale, rivelando i tanti pregiudizi presenti ancora nel buon senso comune. Alcune persone pensano ancora che lo psicologo sia per matti. In realtà, io dico sempre che quelli che si rivolgono allo psicologo sono persone sane che vogliono fare quel passo in più per cambiare la loro situazione e riorganizzare la propria vita. È strano sentire questa frase ancora oggi, soprattutto perché i percorsi di terapia sono fondamentalmente percorsi di crescita personale per ricentrarsi sui propri bisogni, imparare a gestire meglio le relazioni e sentirsi meglio emotivamente.
Ricordo sempre un paziente che varcò la soglia del mio studio con una premessa che poteva essere interpretata come una sorta di sfida, proprio durante la prima seduta mi rivelò che non credeva allo psicologo ma che era lì perché voleva provare. In poche sedute si era già ricreduto, si sentiva meglio emotivamente, più competente nel risolvere le sue difficoltà relazionali e lavorative e aveva una luce diversa negli occhi di chi aveva ripreso la speranza di poter gestire meglio la sua vita.

 

        Bibliografia
  1. Apolinário-Hagen et al. Public Acceptability of E-Mental Health Treatment Services for Psychological Problems: A Scoping Review. JMIR Ment Health. 2017
  2. Bordin, E.S. (1979). “The generalizability of the psychoanalytic concept of the working alliance”. In «Psychotherapy: Theory, Research, and Practice», 16, 1979
  3. Apolinario-Hagen, J. A. & Tasseit, S. (2015). Access to Psychotherapy in the Era of Web 2.0 – New Media, Old Inequalities?. International Journal of Health Professions, Volume 2, Issues 2.119-129
  4. Andersson, G.; Paxling, B.; Roch-Norlund, P.; Östman, G.; Norgren, A.; Almlöv, J. & Silverberg, F. (2012a). Internet-based psychodynamic versus cognitive behavioral guided self-help for generalized anxiety disorder – A randomized controlled trial. Psychotherapy and Psychosomatics, 81(6), 344–355
  5. Preschl, B.; Maercker, A. & Wagner, B. (2011). The working alliance in a randomized controlled trial comparing online with face-to-face cognitive-behavioral therapy for depression. BMC Psychiatry, 11, 189
  6. Berger T, The therapeutic alliance in internet interventions: A narrative review and suggestions for future research. Psychother Res. 2017 Sep;27(5):511-524
  7. Andersson et al. Guided Internet-based vs. face-to-face cognitive behavior therapy for psychiatric and somatic disorders: a systematic review and meta-analysis. World Psychiatry. 2014 Oct; 13(3): 288–295
  8. Spek, V.; Cuijpers, P.; Nyklicek, I.; Riper, H.; Keyzer, J. & Pop, V. (2007b). Internet-based cognitive behaviour therapy for symptoms of depression and anxiety – A meta-analysis. PsychologicalMedicine,37(3),319–328.

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